Il “miglio“, dal latino milia (sottointeso passuum), che significa “mille passi”, è una unità di misura tuttora adottata in molti Paesi, anche in deroga al sistema internazionale di unità di misura.
Nell’antica Roma il miglio era pari a 1480 metri (essendo il passus lungo 1,48 metri). Nel Medioevo il miglio ha assunto valori diversi a secondo dei luoghi. In Italia, ad esempio, variava dai 1480 metri di Piacenza a 2468 metri del Piemonte. L’adozione del sistema metrico decimale (creato nel 1795) cancellò le differenze introducendo il chilometro.
Nella nautica si applica il miglio nautico, o miglio marittimo, definito come “un arco di meridiano pari a un minuto sessagesimale nel punto di osservazione“. Tale lunghezza varia con la latitudine da circa 1843 a 1862 metri. Per eliminare la variabilità, nel 1929 la Conferenza idrografica internazionale definì il miglio nautico convenzionale come “la lunghezza media del minuto sessagesimale dell’arco meridiano”, pari a 1852,28 metri.
A partire dal 1954 questo valore è stato adottato progressivamente in tutti i Paesi ed è definito “miglio marino internazionale” ed è utilizzato anche per la navigazione aerea. Questo uso è un retaggio della supremazia navale dell’Impero britannico. Per la stessa ragione si è soliti misurare la velocità di navi e aerei in “nodi”, che sono per definizione “miglia nautiche” orarie, pari a 0,51444 metri al secondo e 1,852 chilometri all’ora.
Il termine “nodo” deriva dal fatto che in origine la velocità di una imbarcazione veniva misurata contando, in un tempo prefissato, il numero di nodi fatti a distanza costante in una corda fissata a un recipiente calato in mare, che scorrevano dal bordo dell’imbarcazione.