La bandiera della Repubblica – recita l’articolo 12 della Costituzione – è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni.
La bandiera italiana nasce ufficialmente il 7 gennaio 1797 a Reggio Emilia, quando l’assemblea della Repubblica Cispadana decreta, su proposta del deputato Giuseppe Compagnoni, che lo stendardo o bandiera Cispadana siano di tre colori: verde, bianco e rosso. Si trattava di una scelta fortemente influenzata dal clima che si respirava nell’Italia di fine Settecento, attraversata dalle idee rivoluzionarie e dal tornado napoleonico. Sul modello francese si afferma l’idea della bandiera come simbolo di popolo e non di dinastia.
Negli anni successivi si è cercato di dare un significato ai colori scelti: il verde come speranza, il bianco come fede e il rosso per l’amore. Così come si tentò di spiegare perché il tricolore italiano si differenziava da quello francese, da cui sicuramente derivava, per l’uso del verde al posto del blu.
Secondo Giorgio Rumi la scelta dei tre colori ha una origine lombarda, anzi milanese. Il bianco e il rosso erano e sono i colori di Milano, a cui si aggiunse il verde, perché verdi erano le uniformi della milizia milanese. Ipotesi.
Di fatto i tre colori (ma non la foggia, la disposizione, le proporzioni e la gradazione di colori che nessuno aveva stabilito) si imposero come uno dei simboli dell’identità italiana anche se non i soli. Infatti, la Repubblica romana (1798/1799) scelse come colori del proprio emblema il nero, il bianco e rosso, mentre la Repubblica partenopea (1799) ebbe nella propria bandiera il giallo, il rosso e il blu. Verde, bianco e rosso divennero, invece, i colori dello stendardo del Regno d’Italia (1805-1814).
Ammainato con la Restaurazione, il tricolore italiano riapparve nelle lotte per l’unificazione nazionale solo dopo che Mazzini nel 1831 ne fece, con le scritte Libertà, Uguaglianza, Umanità su un verso e Unità e Indipendenza sull’altro, l’emblema della Giovane Italia.
Nei moti del 1821 (a Napoli, Torino e nel Cilento), infatti, a simboleggiare le lotte contro il ritorno dell’assolutismo dinastico furono le bandiere carbonare: un tricolore azzurro, rosso e nero. Simboli sostituiti dal tricolore italiano nei moti del 1837 in Sicilia e Calabria, nel 1841 in Abruzzo e nel 1843 nelle Romagne.
La definitiva affermazione del verde, bianco e rosso come simboli dell’identità italiana avvenne nel 1848. Nell’anno delle costituzioni a Milano, Venezia, Roma e Palermo, il tricolore “italiano” fu il simbolo unificante di tutte le rivoluzioni della Penisola. Il 23 marzo 1848 Carlo Alberto di Savoia, nel proclama in cui annunciò l’inizio dei combattimenti che sarebbero passati alla storia come Prima guerra d’indipendenza, annunciò: “Per viemmeglio dimostrare con segni esteriori il sentimento dell’unione italiana vogliamo che le nostre truppe portino lo Scudo di Savoia sovrapposto alla bandiera tricolore italiana”.
Lo stemma dinastico fu posto al centro della bandiera marcato da una sottile bordatura azzurra. Fu l’unico ricordo del colore che dalla spedizione contro i turchi voluta da papa Urbano V nel 1366 aveva contraddistinto i Savoia. L’azzurro rimase nella sciarpa degli ufficiali e qualche anno più tardi fu adottato dalle rappresentative sportive nazionali.
Con la nascita della Repubblica un apposito decreto presidenziale (19 giugno 1946) stabilì la foggia provvisoria della nuova bandiera, che divenne definitiva il 24 marzo 1947 con l’approvazione da parte dell’Assemblea costituente dell’articolo 12 della Costituzione.