Quando, nel 1861, fu proclamato il Regno d’Italia, Vittorio Emanuele II, re di Sardegna, decise di conservare il numerale II dopo il suo nome e non di sostituirlo con I, per sottolineare la continuità di Casa Savoia (il presidente del Consiglio dell’epoca, Cavour, spiegò in Parlamento: Il titolo di Vittorio Emanuele I sarebbe disonorevole per una dinastia che ha dietro di sé tanti secoli di fulgida storia). Accanto a questa ragione ce ne erano almeno altre due. La prima era la volontà di sottolineare che la nascita del Regno d’Italia era il risultato dell’espansione del Regno di Sardegna e non la creazione di una nuova entità. Motivo per cui i nuovi territori furono “annessi” allo Stato sabaudo. Infine, la conservazione del numerale ridimensionava il significato dei plebisciti con cui le popolazioni “annesse” decidevano di aderire al Regno d’Italia. Quel voto non rappresentava la sovranità del popolo che fondava un nuovo Stato, ma semplicemente l’adesione a uno Stato già esistente che cambiava nome.